Kinds of Kindness: appena presentato a Cannes, il nuovo film di Yorgos Lanthimos non convince affatto

Yorgos Lanthimos deve aver banalmente pensato: squadra che vince non si cambia. E per il nuovo attesissimo Kinds of Kindness, appena presentato in concorso al festival di Cannes, ha riunito i protagonisti coi quali ha sfiorato l’Oscar, Emma Stone, Willem Dafoe e Margaret Qualley, affiancandoli a Jesse Plemons, Mamoudou Athie e all’attrice thailandese Hong Chau. 

Tuttavia, va chiarito subito che Kinds of Kindness non ha nulla a che vedere con le atmosfere gotico fantastiche di Poor Things. Piuttosto, rappresenta un ritorno al racconto surreale di certe regie – come in Dogtooth, in cui due genitori crescono i propri figli isolati dal mondo reinventando il significato delle parole, o The Lobster, dove chi non riesce a trovare un partner sentimentale viene trasformato in animale – a cui manca però quella genialità creativa che ha reso i film di Lanthimos celebri nel mondo.  Insomma: Kinds of Kindness risulta un lavoro (purtroppo) poco riuscito e piuttosto noioso (dura quasi tre ore) che di sicuro non avrà grandi risultati di botteghino 

La storia è divisa in tre episodi slegati tra loro, nei quali tutti gli attori interpretano ruoli diversi, che però si ricollegano nel finale grazie al cammeo di un personaggio (che non spoilero per non togliervi almeno questo piacere) che in effetti riceverà una delle “cortesie” a cui si fa menzione il titolo.

Nel primo episodio Jesse Plemons è Robert, un manager totalmente succube del proprio capo (Dafoe) e della sua giovane compagna (Qualley), i quali manipolano la sua vita al punto tale da avergli scelto la moglie (Chau) ed imporgli quotidianamente quali abiti indossare. Quando tuttavia gli viene assegnato un compito che potrebbe mettere in pericolo la sua vita e quella di un altro uomo, Robert si ribella. Di conseguenza perde il favore del capo e la moglie lo lascia. Pentito e deciso a riconquistare il proprio privilegio, Robert allora escogita un piano in cui coinvolge una giovane donna (Stone), anche lei vittima delle manipolazioni dello stesso capo, ma finisce per avviarsi verso un epilogo tragico. 

Nel secondo episodio Plemons è invece un poliziotto la cui moglie (Stone) è stata data per dispersa in mare. Per non crederla morta si aggrappa alla speranza che ci sia lei dall’altro capo quando riceve una serie di strane telefonate mute, ed in effetti la donna viene ritrovata. Tuttavia, a causa di alcuni strani indizi (il gatto che le soffia, le scarpe che non le entrano) finirà per convincersi che la donna non sia sua moglie bensì una “sostituta” che impedisce alla vera consorte di tornare, e anche qui l’epilogo è follemente tragico. 

Nel terzo episodio, infine, Emma Stone interpreta una donna affiliata ad una setta, per la quale ha abbandonato il marito e la figlia, che è alla ricerca di una persona vista in un sogno e capace di riportare in vita i morti (Qualley). La setta è governata da un “santone” (Dafoe) e da sua moglie (Chau) che dispensano agli adepti sesso e acqua “purificante”, e quando Stone risulta “contaminata” e viene cacciata via, capisce che la sua unica possibilità di rientrare sta nel trovare la donna del sogno. Finalmente la individua e la rapisce, tuttavia anche qui finisce male. 

Difficile districarsi nell’interpretazione di questo film: Lanthimos sembra volerci dire che l’essere umano in fondo non è che una specie di bambino alla ricerca affannosa dell’approvazione di un padre, di un maestro, o di un partner sentimentale. E che questo bisogno lo rende fragile, crudele, manipolabile, portandolo a credere nelle sue stesse fantasie.  «Credo sia interessante osservare il modo in cui una persona è convinta di essere in controllo della propria vita o libera di decidere» ha spiegato lui. «Poi, quando le viene data la libertà assoluta, fatica ad affrontarla. È un microcosmo della vita reale: parla di come individui apparentemente privi di qualsiasi potere possano riuscire a controllare persone che invece sembrano molto più forti». 

Sarà, ma a conti fatti il film sembra un po’ un pasticcio. E come osserva anche Paolo Mereghetti (il quale, confessa, lo avrebbe volentieri fischiato) presenta situazioni talmente estreme da risultare semplicemente poco credibile. Altro che surreali. Kinds of Kindness arriva nelle sale italiane il 6 giugno, il 21 in quelle americane.

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– di Elisabetta Colangelo

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