In un passo avanti che sembra uscito da un romanzo di fantascienza, ricercatori dell’Università di Tokyo hanno raggiunto un traguardo scientifico significativo: hanno creato un robot bio-ibrido dotato di pelle viva coltivata in laboratorio, capace di esprimere espressioni facciali realistiche, come un sorriso.
L’annuncio, fatto il 26 giugno, ha svelato una tecnica innovativa per collegare tessuti viventi a una struttura inorganica, simile ai legamenti che si trovano sotto la pelle umana. Questo ha permesso al piccolo volto robotico di muoversi in tre dimensioni, sollevando le guance in un sorriso inquietante ma sorprendente.
Il capo del team di ricerca, il professor Shoji Takeuchi, ha commentato che questo sviluppo avvicina ulteriormente gli androidi alla realtà umana. “Il completamento di una struttura di collegamento invisibile dall’esterno segna un grande passo avanti nel nostro intento di creare robot che assomiglino esattamente agli esseri umani”, ha dichiarato.
La tecnica impiegata prevede la coltivazione di cellule cutanee umane in forma di viso, le quali vengono poi integrate con l’articolazione di legamenti simili a quelli umani. Questo approccio non solo mira a migliorare la qualità della pelle artificiale, ma potrebbe anche rivoluzionare settori come la medicina e la cosmetologia, offrendo piattaforme di test più realistiche e sicure per prodotti come cosmetici e farmaci assorbiti attraverso la pelle.
Tuttavia, nonostante i progressi, rimane una sfida cruciale: l’attraversamento della “valle dell’inquietudine” (uncanny valley). Questo termine descrive la sensazione di disagio che alcune persone provano di fronte a rappresentazioni artificiali che approssimano molto l’aspetto umano ma non abbastanza, suscitando una reazione ambivalente anziché positiva.
Guardando al futuro, i ricercatori puntano a integrare nel tessuto cutaneo dei robot elementi come un sistema circolatorio e nervi, rendendo così le loro creazioni ancora più realistiche e funzionali. Questo potrebbe non solo migliorare le capacità dei robot nel campo dell’assistenza e dell’interazione umana, ma anche superare le barriere psicologiche che attualmente limitano l’accettazione di queste tecnologie.
Il sorriso del robot bio-ibrido potrebbe essere solo l’inizio di un percorso verso una simbiosi più stretta tra biologia e ingegneria, aprendo la strada a scenari futuristici che fino a poco tempo fa sembravano appartenere solo alla fantascienza.
[Foto dal sito New Scientist]