Nara, una delle città più antiche del Giappone, ospita un gioiello naturale e culturale di inestimabile valore: il Parco di Nara. Situato ai piedi del Monte Wakakusa, questo parco pubblico è famoso non solo per la sua bellezza paesaggistica, ma anche per i suoi abitanti più noti: oltre 1.200 cervi (シカ o 鹿 shika) che vagano liberamente tra i visitatori. Questi cervi, considerati simboli sacri e sono per questo protetti da leggi nazionali. Queste creature aono un elemento chiave della tradizione e della storia di Nara e del Giappone. Il parco stesso è un “monumento naturale” e custodisce alcuni dei luoghi di culto più venerati, come il Tōdai-ji e il Kasuga Taisha, dove i cervi sono stati storicamente venerati come messaggeri divini.
Tuttavia, negli ultimi mesi, la reputazione di Nara come destinazione turistica è stata offuscata da una serie di incidenti deplorevoli che coinvolgono i cervi del parco. Video virali sui social media hanno rivelato comportamenti scandalosi da parte di alcuni turisti, mostrando scene di maltrattamenti e crudeltà nei confronti degli animali. Questi episodi non solo hanno sollevato preoccupazioni per il benessere degli animali, ma hanno anche acceso un dibattito più ampio sulle questioni di comportamento turistico e xenofobia.
Un video particolarmente scioccante, diffuso a luglio, mostra un uomo in una maglietta bianca che aggredisce un cervo con calci brutali. L’animale, sorpreso e spaventato, scappa, mentre l’aggressore sembra compiacersi della sua crudeltà. Questo episodio non è stato isolato: un altro video ha mostrato un turista che cercava di dare a un cervo un cracker contaminato con feci, con l’intento di provocare un’ulteriore umiliazione.
Questi atti di violenza hanno attirato una condanna unanime e un’enorme attenzione mediatica. Tuttavia, è emerso anche un problema collaterale: la crescente xenofobia alimentata dai video virali. Un ex YouTuber giapponese, noto per le sue provocazioni, ha utilizzato queste immagini per accusare i turisti cinesi di comportamenti inaccettabili, scatenando un’ondata di commenti anti-cinesi e polarizzando ulteriormente l’opinione pubblica.
Mentre la legge giapponese prevede pene severe per chi maltratta questi animali protetti, la risposta del pubblico spesso si rivela più complessa e problematica. Le reazioni sui social media, spesso influenzate da pregiudizi, tendono a distorcere i fatti e a fomentare sentimenti di divisione. Questo fenomeno non solo influisce negativamente sulla percezione dei turisti di diverse nazionalità, ma rischia anche di distrarre dall’effettiva necessità di proteggere e rispettare i cervi di Nara.
Il Parco di Nara rappresenta un importante legame tra la natura e la spiritualità, con i suoi cervi che hanno simboleggiato pace e sacralità per secoli. È cruciale che il valore di questi animali sia rispettato e che le azioni di pochi non oscurino l’importanza e la bellezza del parco. Una risposta adeguata a questi problemi deve andare oltre le semplici punizioni e mirare a una maggiore educazione e sensibilizzazione dei visitatori. Solo attraverso un cambiamento profondo nell’approccio verso la fauna selvatica e una maggiore empatia possiamo sperare di garantire che il Parco di Nara rimanga un luogo di rispetto e meraviglia, per i cervi e per tutti coloro che lo visitano.
[Foto dal sito Ohga!]