Foti “Sulla difesa il centrodestra non si è mai diviso”

ROMA (ITALPRESS) – “Esistono linguaggi e posizioni anche diverse in una coalizione, ma poi contano i fatti. E il centrodestra su questi non si è mai diviso, a differenza dell’opposizione. Poi quello che ci sarà da fare nel concreto è ancora da definire, non è che l’Europa dovrà per forza spendere 650 miliardi per il piano di ‘riarmò, come era stato definito in modo infelice. Tant’è che ogni Stato potrà stabilire quanto investire sulla difesa”. E’ quanto dichiara, in una intervista al Corriere della Sera, il ministro per gli Affari europei, le Politiche di coesione e il Pnrr, Tommaso Foti, sottolineando che “sulla politica di difesa vi è piena identità di vedute nella maggioranza su quanto proposto da Meloni”. Ovvero, spiega, “non inviare alcun contingente militare italiano in Ucraina prima di un accordo di pace e solo se deciso con mandato Onu; estendere invece l’articolo 5 del Trattato Nato anche all’Ucraina, anche se non ne fa parte; lavorare per realizzare una politica di difesa che rinforzi le capacità operative degli Stati nazionali europei nell’ambito dell’alleanza Nato, in un quadro geopolitico in cui si registrano fortissime tensioni e conseguenti pericoli”.
All’intervistatore che gli fa osservare che la Lega continua a sostenere che non si devono spendere soldi in armi ma per i bisogni degli italiani, risponde: “Intanto, non si tratta di comprare carrarmati, si tratta di cybersicurezza, di innovazione. Poi, una quota dovremo necessariamente spenderla, perchè l’obiettivo del 2% del Pil da destinare alla Nato lo abbiamo accettato tutti, a partire dal governo Conte che lo approvò. E va anche detto che se si vuole mantenere un rapporto con Trump, è lui stesso che lo pretende. Diverso è il resto”. Secondo Foti “rafforzare la difesa è un obiettivo che si potrà raggiungere anche tramite l’introduzione di piani di garanzia pubblica per il finanziamento degli investimenti sia nell’industria della difesa sia nei settori tecnologici, logistici e infrastrutturali, così come proposto dall’Italia in sede Ecofin dello scorso 11 marzo”. Poi, aggiunge: “Può assolutamente accadere che su grandi temi ci siano convergenze da parte dell’opposizione, anche noi siamo stati 5 anni all’opposizione ma su Ucraina e scostamento di bilancio per il Covid votammo con il governo. Non perdiamo tempo a immaginare stranezze o sostituzioni o aggiunte, il governo va avanti e lo fa bene. Sarebbe bene che tutti evitassero di alzare la tensione, di cercare il male assoluto per farne una guerra politica, e stessero ai fatti. Non è che gli Usa sono cattivi perchè c’è Trump o buoni quando c’era Biden. Restano un alleato fondamentale”. “Mantenere i nervi saldi – sottolinea Foti – non significa essere deboli, così come mettersi l’elmetto prima che la guerra sia dichiarata è controproducente. E comunque una cosa è certa: sono stati altri i governi che si sono messi a cuccia di fronte a richieste straniere, non lo è il nostro”. “Trump – aggiunge – ha minacciato dazi anche alla Russia se dovesse ostacolare l’accordo per arrivare poi alla pace, e sull’Iran ha detto che potrebbe passare ai bombardamenti e dazi secondari se vanno avanti con lo sviluppo dell’arma nucleare”. “Pare evidente – fa osservare – che i dazi diventano un’arma di trattativa di Trump, e per questo prima di reagire l’Europa deve individuare quale sia la strategia migliore. Grandi economisti sostengono che i dazi commerciali sarebbero un’arma a doppio taglio, colpirebbero anche gli Usa. Vediamo esattamente in cosa consistono le misure che vuole prendere l’amministrazione americana e l’Europa risponda poi con equilibrio, razionalità, mostrandosi aperta al confronto. Anche in Italia: non alimentiamo agitazione nell’opinione pubblica, perchè i danni non sarebbero per il governo, o non solo, ma per il Paese. E all’Italia dobbiamo pensare”.
– foto Ipa agency –
(ITALPRESS).

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