In un Giappone attraversato da guerre civili e profondi mutamenti culturali, un giovane africano riuscì in un’impresa incredibile: entrare nella cerchia ristretta del signore della guerra Oda Nobunaga e partecipare a eventi storici decisivi dell’epoca Sengoku. Il suo nome era Yasuke — ed è ricordato oggi come il primo samurai africano, sebbene la sua effettiva appartenenza alla classe guerriera giapponese resti oggetto di dibattito.
Dalle coste dell’Africa al Giappone feudale
Le notizie sulle origini di Yasuke sono incerte. Alcune ipotesi lo vogliono nato tra il 1530 e il 1540 in Mozambico, forse tra i macua o tra gli yao. Il suo nome originale potrebbe essere stato Yusufe o Issufo, poi adattato in “Yasuke” una volta in Giappone. È quasi certo che fosse al servizio del missionario gesuita Alessandro Valignano, con cui intraprese un viaggio durato quasi due anni dalle colonie portoghesi in India e sud-est asiatico fino all’arrivo a Arima, sull’isola di Kyushu, nel 1579.
In un’epoca in cui la presenza straniera in Giappone cominciava appena a farsi sentire, Yasuke colpì immediatamente l’immaginario locale. Alto circa un metro e novanta, di carnagione scurissima e forza fuori dal comune, attirò l’attenzione della popolazione — al punto che, in alcune città, le folle accorrevano per vederlo, causando disordini.
L’incontro con Oda Nobunaga
Nel 1581, Valignano portò Yasuke a Kyoto, dove fu presentato a Oda Nobunaga, il daimyo che più di tutti si era distinto nel processo di unificazione del Giappone. La reazione del signore della guerra fu, secondo le cronache, di incredulità: lo fece lavare per essere certo che la sua pelle fosse davvero nera. Ma quella diffidenza iniziale lasciò rapidamente spazio alla curiosità e al rispetto.
Nobunaga prese Yasuke al suo servizio, gli concesse una residenza, doni, una spada cerimoniale e il diritto di portare il daishō, le due spade riservate alla classe samuraica. È su questo punto che nasce il dibattito: Yasuke fu davvero un samurai?
Nel Giappone del XVI secolo, essere un samurai non significava solo portare un’arma. Era una condizione sociale codificata, che includeva una formazione culturale, l’appartenenza a un casato e una struttura gerarchica ben definita. Yasuke, straniero e privo di legami familiari giapponesi, non fu formalmente registrato come samurai secondo il sistema feudale dell’epoca.
Tuttavia, ricevette onori, compiti e privilegi che andarono ben oltre quelli di un servitore. Le cronache dell’epoca lo descrivono come guardia del corpo personale di Nobunaga, presente in battaglia e trattato con riguardo. Il gesuita Luís Fróis scrisse che molti si aspettavano addirittura che Nobunaga gli concedesse ulteriori titoli e terre.
Oggi, gli storici si dividono: per alcuni fu un samurai “di fatto”; per altri, un kosho (paggio armato) dotato di una posizione straordinaria ma non ufficialmente nobilitante. La verità storica potrebbe trovarsi nel mezzo.
La fine di un’epoca
Nel 1582, Yasuke si trovava con Nobunaga al tempio Honnō-ji di Kyoto, quando il generale Akechi Mitsuhide tradì il suo signore, costringendolo al seppuku. Yasuke combatté per proteggere Nobunaga e poi cercò di fuggire con il figlio Nobutada. Entrambi furono catturati: Nobutada fu costretto al suicidio, mentre Yasuke fu consegnato ai gesuiti.
Mitsuhide lo disprezzava apertamente, definendolo “una bestia”, e non lo considerava degno di essere giustiziato come un vero guerriero. Da quel momento, le tracce di Yasuke si perdono. Alcuni documenti fanno cenno a un africano di alta statura presente in Giappone negli anni successivi, ma nessuna fonte conferma che fosse davvero lui.
Dalla storia al mito
La figura di Yasuke, rimasta a lungo marginale nella memoria collettiva giapponese, è tornata in auge negli ultimi decenni. A partire dagli anni 2000, numerosi libri, romanzi, manga e produzioni televisive ne hanno ripercorso o reinventato la storia. La serie animata Yasuke su Netflix ne fa un eroe fantasy; il romanzo storico African Samurai ne racconta la vita come biografia romanzata. E nel 2024, Yasuke diventa co-protagonista del videogioco Assassin’s Creed Shadows.
La storia di Yasuke è oggi oggetto di mostre d’arte, analisi accademiche e riflessioni culturali. In Africa viene celebrato come figura di riscatto e potenza nera, emblema di un passato negato ma pieno di forza e possibilità. In Giappone, è diventato una figura affascinante dell’immaginario storico e pop.
[Illustrazione generata con intelligenza artificiale – immagine ispirata alla figura storica di Yasuke.]