Sanità pubblica, in 10 anni persi 37 miliardi

BOLOGNA (ITALPRESS) – E’ un Sistema Sanitario Nazionale in crisi quello che emerge dai dati della Fondazione GIMBE, presentati a Bologna nel corso della Conferenza nazionale.
Come evidenziato nel rapporto, nel decennio 2010-2019 sono stati sottratti al Sistema Sanitario Nazionale, tra tagli e definanziamenti, circa 37 miliardi di euro, mentre il fabbisogno nazionale è aumentato di 8,2 miliardi di euro. “Gli sprechi e le inefficienze sono all’ordine del giorno: il sovra-utilizzo di prestazione sanitarie inefficaci, le frodi, gli abusi, gli acquisti a caro prezzo e le complessità amministrative rendono l’intero SSN un gigante dai piedi di argilla”, sottolinea il rapporto. E’ in questo già fragile contesto che, nel febbraio del 2020, deflagra la pandemia di Covid-19. Gli sforzi della politica, nel triennio 2020-2022 sono stati ingenti, tanto che ad un primo sguardo sembrerebbe che la stagione dei tagli sia giunta al termine. Ma appunto, è solo un primo sguardo: la crescita di 11,2 miliardi di euro registrata in questi tre anni è stata interamente assorbita dalle esigenze della pandemia. Tanto che, nel 2022, diverse regioni rischiano di chiudere il bilancio in profondo rosso.
“Quello che emerge è un paese diviso in due – spiega Nino Cartabellotta, presidente di Gimbe -, dove la differenza nella aspettativa di vita arriva ad avere uno scarto di 3,3 anni tra la Provincia Autonoma di Trento e la Campania. A rischio sono i principi costituzionali dell’uguaglianza e dell’universalità”.
“E’ un allarme lanciato anche dall’OMS che parla di bomba ad orologeria circa la sofferenza e il calo di attrattività delle professioni sanitarie riguarda tutta l’Europa – ha detto Piero Ferrante, presidente della Federazione Nazionale
degli Ordini della Professione Sanitaria di Fisioterapista (Fnofi) -. La questione riveste carattere di urgenza e richiede quindi la messa in campo di misure strategiche. La professione del fisioterapista, in controtendenza con le altre, si dimostra ad oggi ancora attrattiva e i nostri corsi di laurea continuano ad essere tra i più scelti dai giovani, ma è indubbio che il lavoro all’interno del SSN sia in forte crisi. Anche noi monitoriamo con attenzione e preoccupazione l’andamento complessivo. Per dare nuovo impulso al settore è necessario costruire veri percorsi di carriera all’interno delle aziende sanitarie, che siano in grado di riconoscere il livello di preparazione e l’ambito di specializzazione. Non è più possibile pensare che tutti facciano tutto allo stesso modo”.
“Oggi sono state evidenziate le problematiche interne al SSN, relative anche ad un potenziale default – ha detto Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo) -. Le evidenze ci dicono che il Sistema ha bisogno di essere rivisto e potenziato: è carente di risorse, le spese delle Regioni vengono difficilmente soddisfatte e, soprattutto, non ci sono risorse per i professionisti. Noi pensiamo che quest’ultimo sia un elemento essenziale per garantire le prestazioni mediche ai cittadini: il fatto che i cittadini siano costretti a rivolgersi al privato mostra quanto deficitario sia in termini di personale e quanto poco attrattivo sia il Sistema Sanitario Nazionale. Serve anche una riflessione sul Mes, le risorse potrebbero essere utili”.
Per rilanciare le politiche del capitale umano nel Ssn, secondo Anelli, è necessario un “finanziamento straordinario per i professionisti della salute, vincolando una parte delle risorse del Fondo sanitario nazionale al rinnovo dei contratti di lavoro”.
“Siamo qui per ripensare il Sistema Sanitario Nazionale. Bisogna garantire il bisogno di salute del cittadino”, ha sottolineato Teresa Calandra, presidente della Federazione nazionale Ordini dei Tecnici sanitari di radiologia medica, delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione (Fno Tsrm e Pstrp). In questo senso, la prima esigenza individuata da Calandra è quella relativa “alla carenza di personale, un problema trasversale. Bisogna recuperare e rivalorizzare i professionisti sanitari affinchè ritrovino nel Sistema Sanitario Nazionale quell’appeal che oggi è venuto meno”.
“Le risorse economiche – ha aggiunto Calandra – sono fondamentali e pertanto l’implementazione del fondo sanitario destinato al fabbisogno del personale diventa una leva fondamentale non solo per le nuove assunzioni ma anche per le stabilizzazioni. Quando si parla di rilanciare il capitale umano nel Servizio sanitario nazionale – ha proseguito – non possiamo e non dobbiamo non pensare ai luoghi e all’organizzazione del lavoro. Dobbiamo ripensarli guardando in un’ottica di conciliazione tra le esigenze dei professionisti sanitari ma soprattutto guardando alle esigenze del cittadino”.

– foto Agenziafotogramma.it –

(ITALPRESS).

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