Microbiota intestinale, una dieta varia per tenerlo in buona salute

MILANO (ITALPRESS) – Il microbiota intestinale è l’insieme dei microrganismi che vivono nell’intestino umano, una popolazione di batteri, virus e altri microrganismi pari a mille miliardi, con un peso di circa 1.5 kg. Un tempo, quando lo conoscevamo meno, lo chiamavamo flora batterica. Poi, le tecniche di biologia molecolare e il sequenziamento del dna hanno permesso di catalogare tutti i microrganismi presenti in questo tratto di apparato digerente, molti di più di quanto immaginassimo: una scoperta equivalente a un nuovo organo del corpo umano. Il microbiota intestinale contiene un numero di germi cento volte superiore a quelli dell’organismo che lo ospita e al suo interno vi sono componenti ereditabili accanto ad altre che vengono modificate dalla dieta, dallo stile di vita e dalla storia personale. Il microbiota, infine, è fondamentale per preservare l’equilibrio del corpo, per questo è importante saperlo ascoltare e tenere in buona salute, un risultato che si raggiunge innanzitutto scegliendo gli alimenti giusti. Sono questi alcuni dei temi trattati da Maria Rescigno, Professore ordinario di Patologia Generale e Pro Rettore Vicario con delega alla ricerca di Humanitas University e Group Leader Unità di Immunologia delle mucose e Microbiota di Humanitas Research Hospital, intervistata da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress:
“Il microbiota è un ecosistema vero e proprio, importantissimo per il nostro benessere – ha spiegato introducendo l’argomento – Lo utilizziamo per dirigere gli alimenti che non siamo in grado di digerire noi stessi: non avendo un buon microbiota, infatti, dovremmo mangiare molto di più, visto che rilascia tutta una serie di fattori che sono metaboliti durante la digestione dei cibi, importanti non solo per la nostra digestione ma anche per mantenere sano il nostro sistema immunitario. Quando il microbiota è in disbiosi, infatti, il nostro sistema immunitario ne risente”. E’ recente la scoperta del rapporto di causa-effetto innescato tra le disfunzioni intestinali e patologie quali depressione o ansia: “I pazienti che soffrono di malattie infiammatorie croniche dell’intestino spesso soffrono anche di depressione. Si è sempre pensato che questo fosse per la difficoltà del paziente di convivere con una malattia così complessa, invece abbiamo visto che si tratta di un meccanismo di difesa del nostro cervello, una causa dunque molto più diretta – ha aggiunto la professoressa – Quando queste molecole indesiderate che passano in caso di disfunzioni intestinali arrivano al cervello, c’è un’ulteriore barriera vascolare che chiude le porte in modo da evitare che l’infiammazione si propaghi al cervello, in questo modo si isola dall’organismo e pertanto si va in ansia o depressione. Come se avessimo un portone a livello dell’intestino, se viene scardinato dall’infiammazione le porticine dei nostri appartamenti, come quella del cervello, si chiudono”.
Fondamentale, dunque, tenere in buona salute il microbiota intestinale: “Suggerisco per questo una dieta varia e sana, perchè quando noi mangiamo si nutre anche il microbiota, serve pertanto una diversificazione – ha sottolineato Rescigno – E’ necessario aggiungere riso, pasta, cereali a carne e verdure, la dieta mediterranea è perfetta. Consiglio anche l’attività fisica, tiene in buona salute il microbiota, è importante che questa sia quotidiana, anche di 10-15 minuti al giorno”. Anche la strategia del digiuno intermittente può funzionare per mantenere sano il proprio microbiota intestinale: “E’ importante fare il digiuno intermittente, distanziare due pasti di 12-14 ore. Questo è facile se mangiamo di sera e facciamo colazione al mattino tardi – ha aggiunto – In questo modo si stimola il microbiota e si sviluppano microrganismi in grado di controllare la sindrome metabolica”.
“Quasi tutte le malattie sono associate alla variazione della composizione del microbiota, in certi casi però non si sa se questo è causa o effetto – ha ricordato la professoressa – Nei tumori si è visto che la composizione del microbiota può essere più precoce rispetto allo sviluppo della malattia. Discorso analogo anche nelle malattie neurodegenerative, tutto è legato alla permeabilità intestinale”. Esistono tre macro gruppi per classificare il tipo di microbiota, e ciascun individuo può modificare il proprio: “Anche in soli 15 giorni è possibile modulare il microbiota. Ognuno ne ha uno diverso, ma ci sono tre macrogruppi, come fossero gruppi sanguigni ma dinamici e non statici – ha concluso – Attraverso la dieta è possibile passare da un microbiota a un altro, ovvero essere di un enterotipo rispetto a un altro”.

– foto Italpress –
(ITALPRESS).

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