Medicina legale, un aiuto per accertare la verità

MILANO (ITALPRESS) – Condizioni di vita, età, ma anche malattie, traumi e addirittura torture. Il corpo umano, anche quando è un corpo inanimato, racconta molto delle vicende vissute. L’incarico di studiarlo, allo scopo di individuare il crimine, è affidato ai medici legali. E’ un incarico che non conosce limiti temporali, dagli scheletri preistorici alle salme dei migranti, ai corpi viventi dei minori non accompagnati. Sono questi alcuni dei temi trattati da Cristina Cattaneo, professore ordinario di medicina legale e delle assicurazioni presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Milano e responsabile del laboratorio di antropologia e odontologia forense dell’Università di Milano, intervistata da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress: “Il mestiere di medico legale è completamente diverso rispetto a quello dell’anatomopatologo, che è sì colui che fa le autopsie, ma finalizzate a scoprire la patologia naturale, non la violenza”, ha esordito.
“Il medico legale – ha aggiunto – fa l’autopsia per ricostruire il crimine o cercare l’intervento di una terza persona su quella morte. Il medico legale affronta con uno spirito di grande afflato verso l’aiuto per gli altri. Noi siamo medici, dobbiamo tutelare la salute degli altri, anche quando lavoriamo sui morti, il fatto di restituire la verità, e non soltanto la giustizia, ai familiari e alla società attraverso la medicina e la scienza è fondamentale”. “Lavoro con molti giovani che hanno professionalità diverse – ha spiegato – Il mio lavoro è quello di insegnare e leggere scene di crimine su morti e vivi, quindi anche nei pronto soccorso”. Se da un lato si assiste a una grande evoluzione della medicina legale, al contempo vi è una vera e propria ‘crisi di vocazionè nelle nuove generazioni: “La medicina legale si è evoluta. Ma c’è un paradosso: abbiamo nuove tecnologie, ma le applichiamo sempre di meno, questo scollamento va sanato – ha sottolineato Cattaneo – Stiamo vivendo una crisi molto importante come medicina legale. L’autopsia è fondamentale per fare anche prevenzione, è fondamentale che ci sia un medico legale nei pronto soccorso. La violenza è una malattia, quindi questo è un messaggio importante per i politici”.
E sul suo incarico nell’ambito del riconoscimento delle salme dei migranti: “Dal 1994-1995 abbiamo iniziato la missione con Marco Grandi, perchè il problema dei morti senza identità non è solo dei migranti, ma anche degli italiani – ha aggiunto – Ma da quando sono iniziate queste enormi tragedie nel Mediterraneo con le traversate, abbiamo cominciato a capire perchè questi morti non li identifica nessuno. E’ fondamentale identificare tutti: è un diritto di tutti, un diritto soprattutto di chi cerca quel morto, e così torniamo alla salute mentale – ha ribadito la professoressa – Chi non sa se il figlio è vivo o morto, non riesce a rielaborare il lutto ed entra in loop di patologia psichiatrica. Identificare i morti è quasi un diritto alla salute di chi cerca quei morti”. A questo proposito, c’è l’esempio del grosso naufragio nel Mediterraneo dell’aprile del 2015: “Abbiamo fatto quel che nessuno ha mai fatto sui migranti, siamo stati tre mesi in Sicilia a fare le autopsie – ha ricordato – Ciò che è successo intorno a questo barcone rappresenta la potenza della scienza e della medicina nel ricucire i diritti umani quando vuole. In questo caso il dna è molto importante, ma a volte non funziona perchè non si trovano i parenti giusti, si passa allora ad altre tecniche di confronto d’immagine che funzionano molto bene”, ha raccontato.
“Stiamo scoprendo sempre più quanto sia fondamentale identificare i morti per i vivi, abbiamo identificato genitori morti con i figli ancora vivi, ma senza il certificato di orfani questi non potevano andare avanti nella loro vita”. Infine, sulla medicina legale applicata agli scavi archeologici: “Noi studiamo anche gli scheletri del passato, ne abbiamo diecimila in laboratorio a Milano, lo facciamo per capire l’evoluzione della violenza – ha concluso – E’ importante avere consapevolezza di cosa eravamo per capire cosa correggere”.

– foto tratta da video Medicina Top –
(ITALPRESS).

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