Trapianto di rene, due prospettive incoraggianti per il futuro

MILANO (ITALPRESS) – Il trapianto di rene è l’impianto di un rene donato da una persona sana a un paziente con una malattia renale cronica allo stadio terminale, che si verifica quando i reni non sono più capaci di filtrare le scorie metaboliche dal sangue. La donazione può avvenire da una persona vivente, solitamente un paziente stretto, o da una persona deceduta. Ricevere un rene sano dà la speranza di vivere più liberamente e con minori restrizioni dietetiche, anche se l’organo trapiantato ha una vita generalmente abbastanza breve, tra i 10 e i 15 anni. Dopo questo periodo, per garantire all’organismo la necessaria funzione di filtro, la dialisi è una scelta obbligata. Sono questi alcuni dei temi trattati dal professor Giuseppe Remuzzi, specialista in ematologia e nefrologia, e direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri IRCCS di Milano, nonchè unico italiano nel Comitato di redazione delle riviste “The Lancet” e “New England Journal of Medicine”, autore di quasi 1.700 pubblicazioni scientifiche, intervistato da Marco Klinger per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“Con il primo trapianto di rene siamo partiti agli inizi degli anni 50 con tanti tentativi fatti che non sono andati a buon fine – ha esordito il professore – Il primo trapianto che ha avuto successo è stato quello di Murray nel 1954, due giorni prima di Natale, su due gemelli identici. Per fare questo intervento hanno dovuto operare prima 600 cani, gli animalisti non saranno contenti, ma abbiamo 2 milioni di persone che hanno fatto un trapianto e tutto è partito da lì, è sui cani che è stata sperimentata la terapia immunosoppressiva. Murray è stato un chirurgo di guerra, si era accorto che quando riparava con interventi di chirurgia le ferite di guerra di persone che rimanevano sotto le macerie, quando questo succedeva tra due gemelli identici non c’era il rigetto – ha raccontato Remuzzi – A quel punto, ha cercato di trovare due gemelli identici e c’è riuscito, i due gemelli sono stati mandati a Boston, hanno deciso da soli di procedere con la famiglia di Richard, il malato, e Donald, il donatore: l’intervento ha avuto successo e ha aperto la strada”. Guardando invece al presente e al futuro, sono due i traguardi principali ai quali aspira la medicina legata al trapianto di rene: “Il primo è riuscire a fare un trapianto di rene, ma anche di cuore o di fegato, senza la terapia anti-rigetto – ha spiegato – I pazienti hanno bisogno di prendere per tutta la vita una terapia che deprime il sistema immune, perchè in caso contrario ci sarebbe il rigetto, e questo però li espone a infezioni e tumori. Adesso stiamo esplorando, attraverso un finanziamento UE, con un altro gruppo in Canada e uno a Barcellona, la possibilità di utilizzare quella infiammazione che c’è sempre dopo l’intervento chirurgico o persino un iniziale rigetto, che produce tante proteine estranee – ha sottolineato Remuzzi – Vogliamo far sì che con un sistema di nanomedicina queste diventino capaci di trasformare le cellule che producono il rigetto in cellule che inducono invece la tolleranza. Abbiamo risultati iniziali incoraggianti, questo cambierebbe tutto. Abbiamo quasi completato la fase sui ratti e tra un paio d’anni penso che, se va tutto bene, potremo sperare di avviare un programma clinico, non c’è molto da aspettare”. L’altro aspetto è legato alla carenza di donatori: “Non ne abbiamo abbastanza. Anche se tutte le persone che muoiono e dalle quali si possono prelevare organi li lasciassero per il trapianto, non basterebbero ancora – ha precisato – Negli ultimi mesi è stato fatto qualcosa che sembrava irrealistico, vale a dire poter utilizzare organi di maiali per l’uomo. All’inizio è stato utilizzato un cadavere con morte cerebrale che non poteva donare organi, con questo si è provato a trapiantare organi di maiali che hanno cominciato a funzionare. Da lì si è arrivati a fare il trapianto di cuore con un cuore di maiale modificato geneticamente, con introduzione di un numero di geni che non trasmettessero infezioni virali e fossero in grado di difendersi dall’aggressione del sistema immune dell’uomo – ha raccontato – Il primo trapianto con un cuore di maiale in un uomo che non poteva ricevere il cuore da un altro uomo è durato due mesi, si è aperta una strada. Di recente c’è stato il trapianto di rene a Boston con un rene di maiale, l’intervento andato benissimo, il paziente è stato dimesso e sta molto bene, la funzione renale continua a migliorare. Stiamo vivendo un momento straordinario – ha riconosciuto il professore – E’ stata aperta una strada che porterà molto lontano. E’ una buona notizia per chi è in attesa di un organo e non ha la possibilità di ricevere un organo di uomo”. Infine, sui consigli per non affaticare i reni: “Il rene ha la capacità straordinaria di adattarsi all’introduzione di liquidi. Se qualcuno introduce un eccesso di liquidi, per esempio 10 litri di birra, il rene elimina tutto quello che deve eliminare. O se si trascorrono sette giorni nel deserto, il rene è capace di trattenere l’acqua. Si regola da solo, ma deve stare bene. Gli anziani e i bambini spesso non hanno il senso della sete, bisogna stare attenti – ha concluso – I giovani se sudano hanno sete e bevono e il rene si regola da solo, l’anziano e il bambino rischiano di disidratarsi e a lungo andare può essere un danno per il rene”.

– Foto Italpress –

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