Lo scorso 21 aprile, Shibuya a Tokyo è diventata un mare di colori con la partecipazione di 15.000 persone alla 30esima parata del Tokyo Rainbow Pride, uno dei più grandi eventi LGBT+ del Giappone.
Questo evento riflette il cambiamento significativo dell’atteggiamento sociale nei confronti delle minoranze sessuali nel Paese, evidenziato da una sentenza storica dell’Alta Corte di Sapporo che ha dichiarato incostituzionali le disposizioni del codice civile che non riconoscono il matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Nonostante i progressi, la discriminazione e il pregiudizio persistono. L’evento di quest’anno ha adottato lo slogan “Finché non ci sarà un cambiamento noi non ci arrenderemo” per affrontare queste sfide.
Il sostegno alla comunità LGBT+ è sempre più visto come una responsabilità aziendale, con un numero significativo di dipendenti delle aziende sponsor che hanno partecipato alla parata.Una donna lesbica di mezza età, che ha fatto coming out solo con pochi colleghi, si è espressa positivamente sulla sponsorizzazione dell’evento da parte della sua azienda, sperando che possa portare a un miglioramento dell’atmosfera lavorativa.
La partecipazione aziendale all’evento è cresciuta negli anni, con un numero sempre maggiore di aziende giapponesi che si uniscono allo sforzo. Quest’anno ha partecipato per la prima volta all’evento anche la Keizai Doyukai (l’associazione giapponese dei dirigenti aziendali), un’importante lobby imprenditoriale. l Giappone resta però l’unica nazione del G7 a non aver ancora legalizzato le unioni tra persone dello stesso sesso. Ciò potrebbe rappresentare un problema, poiché le multinazionali che non sostengono i diritti umani e la tutela delle persone LGBT+ rischiano la loro reputazione. Anche in Giappone, le aziende stanno riconoscendo sempre più l’importanza di creare ambienti di lavoro inclusivi e rispettosi per le minoranze sessuali, come afferma Gon Matsunaka, un attivista apertamente gay che guida work with Pride, un’organizzazione che valuta gli sforzi delle aziende per l’inclusione LGBT+. Tuttavia, c’è ancora del lavoro da fare, soprattutto nelle aree locali e nelle piccole imprese.