Il Sakura giapponese: quando un fiore non è solo un fiore

In Giappone è arrivata la stagione dei sakura (桜), i famosi fiori di ciliegio giapponesi. È il periodo in cui il paese assume l’immagine iconica che il mondo e noi persone non giapponesi che lo abitano, associamo al Giappone non appena ne sentiamo il nome pronunciato a tradimento: una distesa di alberi rosa fin dove occhio umano riesca a scorgere e delicati petali che, trasportati dal vento, cadono dolcemente sul terreno come fosse neve. Beh, non si può dire che sia un’immagine così lontana dalla realtà. In questo periodo si può assistere a questo spettacolo suggestivo e i giapponesi stessi lo aspettano con trepidazione, oltre a farne motivo di grande orgoglio. Non a caso è questo il momento di fare “Hanami”(花見). Hanami é composto dai kanji 花 (hana) “fiore” e 見 (mi) “guardare” ed è il termine giapponese per indicare la tradizionale usanza di godere della vista dei bellissimi sakura. Nel periodo primaverile i giapponesi infatti amano recarsi nei parchi e fare un picnic insieme a famiglia, amici e fidanzati.
Parlare dei sakura solo in termini di bellezza però sarebbe riduttivo. Questo fiore porta con sé diversi significati che affondano le loro radici nella storia, nella cultura e nell’ identità dello stesso Giappone. In altre parole, il sakura non è solo un bel faccino.

Un simbolo di rinnovo
I sakura sono venerati come simbolo di rinascita. Nelle tradizioni popolari giapponesi, si riteneva rappresentassero le divinità della montagna trasformate negli dei delle risaie. In passato infatti, il fiore di ciliegio era utilizzato per prevedere l’inizio della stagione del raccolto, indicando ai contadini il momento migliore per piantare le colture. Per questo motivo, l’arrivo della stagione dei sakura, oltre a segnare l’inizio della primavera, porta con sé il significato di rinascita, di rinnovamento, di nuovo inizio.
Non a caso in Giappone, sia l’anno fiscale sia quello scolastico iniziano proprio ad aprile, durante la stagione della fioritura dei ciliegi. Essendo quindi da sempre il periodo di ripresa delle attività umane (per dirla in modo pratico) o di inizio di un nuovo percorso, di una nuova esperienza, del viaggio verso il raggiungimento di un nuovo sogno (per dirla in modo poetico e, senza togliere nulla a nessuno, la versione che preferisco) il sakura è anche simbolo di speranza e di buona fortuna. Quando i fiori di ciliegio sono in piena fioritura, il futuro è pieno di possibilità.

La brillantezza, la fragilità e la caducità della vita
Legati ai temi buddisti della mortalità, della consapevolezza e della vita nel presente, i sakura sono una metafora senza tempo dell’esistenza umana. La stagione della fioritura per quanto splendida ha una durata breve, non più di 10 giorni, e per questo motivo è spesso paragonato alla natura fugace della vita. Ricorda alle persone che la vita è breve e in quanto tale, preziosa. I sakura ricordano a noi esseri umani di vivere ciò che la vita ci dona ogni giorno con gioia e passione. La nostra famiglia, gli amici, il suono di quella risata, il sorriso di uno sconosciuto o di un bambino, nuovi sapori nel nostro piatto, il profumo dell’erba, il calore del sole sulla nostra pelle, vanno guardate per quelle che sono veramente: delle meraviglie.

Nella cultura giapponese, l’immagine del sakura come incarnazione di bellezza e di mortalità può essere fatto risalire a secoli fa. Nessuno nella storia ha personificato questa metafora più dei samurai, i guerrieri del Giappone feudale che vivevano secondo il bushido (“la via del guerriero”) un rigido codice morale di rispetto, onore e disciplina. Era loro dovere non solo esemplificare e preservare queste virtù nella vita, ma anche apprezzare l’inevitabilità della morte senza temerla, perché in battaglia, arrivava troppo presto per i samurai. Si ritiene che un fiore o petalo di ciliegio caduto simboleggiasse la fine della loro breve vita.
Si può dire che in un certo senso i sakura ci insegnano che dopotutto tutti noi, proprio come loro, siamo fiori di ciliegio.

A questo punto, ha ancora senso dire “un fiore è solo un fiore”?

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